L’anima nera d’Europa

Anima nera

Il 19 settembre 2019 l’Unione Europea, ostaggio ancora una volta delle politiche e delle idee di paesi come Polonia e Ungheria, emana una risoluzione volta a sancire in modo unanime la condanna di ogni tipo di totalitarismo, annullando qualsiasi differenza storicamente accertata fra nazifascismo e comunismo, in una equiparazione di fatto che mina nelle sue fondamenta l’intero portato valoriale antifascista alla base dell’idea stessa di Europa. Quella, per intenderci, del Manifesto di Ventotene.

Sulla scia del crollo dei regimi del socialismo reale nel 1989, l’anticomunismo dei regimi “democratici” nati sulle sue ceneri nei paesi dell’Europa orientale ha concorso in modo determinante a plasmare una visione dominante (a dir poco parziale e quindi alterata) del comunismo non come ideologia dell’Uguaglianza universale umana, ma come dittatura stalinista, identica nel suo manifestarsi nella Storia al nazismo e al fascismo.

Con gli strumenti a disposizione di uno storico di calibro, in questo libro Davide Conti demolisce questa visione smontandola pezzo per pezzo, arrivando a spiegare come oggi l’Europa si ritrovi a fare i conti con un’anima nera di matrice sovranista che, soprattutto in Ungheria e Polonia (ma anche in Cechia, Slovacchia e Slovenia), con un linguaggio vittimista e autoassolutorio scarica sulla Germania nazista le proprie responsabilità storiche di partecipazione attiva al nazifascismo, equipara specularmente la “sottomissione” a quest’ultima all’assoggettamento all’URSS, e annulla gli indiscussi meriti delle ideologie di sinistra nel progresso civile e sociale del vecchio continente, sia per il tramite dei partiti comunisti e socialisti occidentali del dopoguerra, sia per molti aspetti all’interno dei regimi del socialismo reale stesso.

È il “populismo storico”, una forma estrema e letale di revisionismo che ben si sposa con i rigurgiti della cosiddetta globalizzazione e la nascita del neoliberismo economico, anche attraverso la temibile alleanza fra i grandi gruppi industriali dell’Ovest e la condizione di schiavitù a cui sono ridotte le manovalanze operaie dell’Est.

Quanti di noi sanno che proprio i paesi del cosiddetto Gruppo di Visegrad sono i maggiori percettori di fondi europei (e dunque anche dei denari dei contribuenti italiani) e che questi fondi, sul cui reale impiego la EU non è in grado di esercitare alcun controllo, sono per lo più destinati a spolpare le classi lavoratrici (ormai prive di ogni tutela) e a favorire amici e parenti dei governanti dell’Est? Quanti sanno che Ursula Von Der Leyen fu Ministro della difesa tedesco e che oggi fra le grandi industrie germaniche, a godere di un simile status quo, c’è quella degli armamenti? Quanti sanno che in Polonia è vietato per legge scrivere articoli che dimostrano la partecipazione di questo Paese alla Shoah, e che oggi il governo polacco arriva ad affermare che le principali vittime di Auschwitz non furono gli ebrei, ma i cittadini polacchi? Aspetti, fatti storici di oggi, ieri o ieri l’altro, solo apparentemente distanti fra loro ma legati da un filo, unico e nero.

Questo libro, che l’ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti) ha il gran merito di aver pubblicato, è imperdibile. Fatevi un regalo. Lo trovate qui.