Musei da riaprire, musei da decolonizzare

La newsletter dell’ASAI ha dato notizia della pubblicazione dell’articolo a firma di Gaia Delpino, funzionario demoetnoantropologo al Museo delle Civiltà, in cui è curatrice della sezione Africa del Museo preistorico etnografico “Luigi Pigorini” e, con Rosa Anna Di Lella, del Museo italo africano “Ilaria Alpi”.

Un pezzo davvero prezioso che mette in relazione, facendo ordine, le proteste del movimento Black Lives Matter (con la sua manifestazione più eclatante in Italia, ovvero la contestazione della memoria celebrativa di Indro Montanelli), il fenomeno coloniale italiano (con la sua esaltazione retorica, anche museale, durante il fascismo e il primo dopoguerra) e il successivo oblio su di esso che soltanto oggi, anche grazie a questo prezioso, nuovo museo, sembra finalmente volgere al termine.

“…di questo passato manca (…) una rappresentazione rivolta ad un pubblico più ampio di quello accademico, (…) capace di coinvolgere l’intera società, a partire dalle giovani generazioni, e che incida sulla coscienza pubblica nazionale per indurre anche a riflessioni sulle relazioni odierne con l’Africa. È in questa prospettiva che il Museo italo africano è stato intitolato ad Ilaria Alpi, la giornalista che è stata uccisa proprio perché indagava su torbidi rapporti contemporanei tra l’Italia e la Somalia.”

E, sul versante della narrativa, è nella stessa prospettiva che è stato scelto il “background” storico di Mare in fiamme così come di altri romanzi che in questi anni hanno trattato più o meno direttamente la storia coloniale del nostro Paese.

Non accontentatevi della pur preziosa considerazione che ho estrapolato in corsivo dal testo (così come ho fatto con l’illuminante affermazione che fa da titolo a questo post: “musei da riaprire, musei da decolonizzare”), ma leggete tutto l’articolo, perché merita. Lo trovate QUI.