Combattere l’ignoranza
«Sai chi era Omar el Mokhtar?».
Antonio alza un sopracciglio, poi scuote il capo.
«Non mi stupisce. Pensa che fino al 2009 il film che narra la sua storia da noi è stato censurato. Era il capo della resistenza antitaliana. Il generale Graziani lo fece giustiziare nel 1931. Per la Libia lui è… un po’ come Garibaldi per l’Italia. Un eroe nazionale».
L’estratto, come qualcuno ricorderà, proviene da Mare in fiamme. Scrissi quel romanzo perché mi sentivo in colpa. Ero colpevole di ignoranza. Non conoscevo a fondo i danni che ha fatto l’Italia e in quale devastante misura, sin da prima del fascismo, nelle sue poche ma sempre troppe colonie. Approfondire questo tema mi portò a guardare con occhi diversi il grande fenomeno delle migrazioni, soprattutto dall’Africa, più in particolare da Etiopia, Somalia, Eritrea, Libia e poi anche da Albania, ex Jugoslavia, territori che furono colonie, protettorati o province fantoccio del Regno d’Italia, unificato sotto il motto risorgimentale della libertà e dell’autodeterminazione dei popoli.
Le vittime del colonialismo italiano in Africa, fra deportazioni in campi di concentramento, fucilazioni, esecuzioni sommarie, bombardamenti indiscriminati contro i civili, spesso e volentieri con armi chimiche proibite dalle convenzioni internazionali già allora, e delle violente occupazioni xenofobe e razziste di Grecia, Albania e pezzi di ex Jugoslavia, sono state valutate dagli storici in una cifra compresa fra 500.000 e un milione. Soprattutto civili, soprattutto donne, soprattutto bambine e bambini.
È per questo che oggi molte associazioni, fra le quali l’Anpi, si battono per l’istituzione di una Giornata della memoria delle vittime del colonialismo italiano. La proposta di legge presentata il 17 ottobre 2023 recita all’Art. 1: La Repubblica italiana riconosce il giorno 19 febbraio, data di inizio dell’eccidio della popolazione civile di Addis Abeba compiuto nel 1937, «Giorno della memoria per le vittime del colonialismo italiano», al fine di ricordare gli oltre 700.000 africani uccisi durante il periodo di occupazione coloniale italiana in Eritrea, Etiopia, Libia e Somalia.
Non è un caso se la Rete che riunisce tutte le associazioni che in Italia si battono in tal senso si chiama Yekatit 12 – 19 febbraio. Già da qualche anno, quindi, il mese di febbraio vede il fiorire di eventi che ricordano gli orrori perpetrati prima dall’Italia liberale e poi, ancor di più, da quella fascista. Un colonialismo che non è mai finito del tutto, che si è protratto anche con l’Amministrazione Fiduciaria della Somalia da parte della Repubblica italiana nel decennio 1950-1960, e che oggi si è evoluto in forme più subdole, attraverso precise strategie politiche, commerciali e industriali neocolonialiste delle quali il genocidio palestinese è oggi l’apice più mostruoso. E, naturalmente, più ignorato.
Domani 12 gennaio, alle 17.00, alla Casa della Socialità di San Lorenzo, inizierà il Cineforum sul Colonialismo italiano, con questo primo film prodotto nel 1981 ma di fatto censurato in Italia fino al 2009. Per combattere l’ignoranza.
Vi aspettiamo.